Quattro aprile, oltre 3.000 dal Fvg al Circo Massimo
Un treno speciale, oltre cinquanta pullman in partenza da tutti i comprensori, già tremila adesioni raccolte tra lavoratori, pensionati e studenti. Questi i numeri della macchina organizzativa messa in moto dalla Cgil regionale in vista della grande manifestazione nazionale “Futuro sì, indietro no”, in programma sabato 4 aprile a Roma. Un bilancio ancora parziale, come spiega il segretario regionale Franco Belci, che giudica realistico un obiettivo finale di 3.500 manifestanti dal Friuli Venezia Giulia.
Tra le oltre tremila adesioni già pervenute alle cinque Camere del Lavoro, si contano quasi duemila lavoratori attivi e circa 1.200 pensionati. Previste anche due corriere di studenti universitari e delle scuole superiori. «I lavoratori e i pensionati della nostra regione – commenta ancora Belci – vogliono far sentire al Governo la loro voce. La voglia di partecipare è tanta, come ha dimostrato anche la consultazione sulla riforma del modello contrattuale indetta dalla Cgil, conclusasi la scorsa settimana».
In Friuli Venezia Giulia, come reso noto dallo stesso Belci e dal segretario organizzativo Ezio Medeot, hanno votato 49.444 persone: 38.620 nelle fabbriche e nei posti di lavoro, 10.824 nelle sedi territoriali della Cgil e dello Spi. Schiacciante la vittoria dei “No” all’accordo separato firmato da Cisl, Uil e Ugl: su un totale di 48.498 voti validi, infatti, i no sono stati 45.133, pari a una percentuale del 93%. «Questo dato – sottolinea Belci – arriva al termine di un lungo percorso democratico, che nel solo Friuli Venezia Giulia ci ha visto organizzare oltre 1.200 assemblee. Cisl e Uil hanno seguito una decisione che è maturata esclusivamente all’interno dei gruppi dirigenti, noi abbiamo scelto la strada del referendum: a nostro avviso dovrebbe sempre essere così su ogni accordo, a maggior ragione quando non c’è intesa tra i sindacati».
Da qui l’appello alle altre organizzazioni per un’intesa sulle regole della rappresentanza: «Questa vicenda – conclude Belci – dimostra un’altra volta quanto sia necessaria una norma certa che consenta di dirimere i conflitti di rappresentatività e di “validare” gli accordi stipulati senza il concorso di tutte le parti in causa. Auspichiamo che anche su questo, come sulle politiche anticrisi, sia possibile trovare un terreno comune con Cisl e Uil».