Comparto unico verso lo sciopero
TRIESTE. Si riduce sempre di più la possibilità di evitare lo scontro nella trattativa per il rinnovo dei contratti del Comparto unico. Ieri pomeriggio i sindacati hanno inviato al prefetto di Trieste le lettere che confermano lo stato di agitazione, sospeso dopo gli incontri delle scorse settimane, e l’avvio delle procedure per le iniziative di protesta. Alla base della decisione la mancata convocazione delle organizzazioni dei lavoratori da parte dell’Areran per riprendere il confronto sul contratto dei 16 mila dipendenti pubblici della regione e dei 200 dirigenti.
Le proposte giunte da parte della Regione e degli enti locali erano state ritenute inaccettabili da Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Direl e Direr: le parti datoriali avevano offerto per i non dirigenti un aumento pari all’1,5 per cento, meno della metà dell’inflazione programmata, mentre per quanto riguarda i dirigenti, senza contratto ormai da anni, non era stata controfirmata una preintesa già siglata, ed era stata proposta un riduzione degli aumenti già concordati.
Gli incontri di fronte al prefetto erano riusciti a produrre soltanto una tregua, con l’impegno di riconvocare le forze sindacali entro il 20 novembre: i telefoni di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Direl e Direr però non hanno squillato, e le forze sindacali hanno deciso di confermare le iniziative di protesta. Non hanno migliorato il clima le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Regione, Renzo Tondo, che aveva definito i dipendenti pubblici dei “privilegiati”, escludendo ulteriori concessioni.
«Abbiamo preso tristemente atto – ha affermato Giancarlo Valent, della Cgil – che per il presidente della Regione, Renzo Tondo, il lavoro è un privilegio, mentre dovrebbe essere un diritto. Stiamo parlando di persone che prendono in media 1300 euro al mese, e spesso devono mantenere una famiglia con un solo stipendio». «Evidentemente – ha aggiunto il rappresentante della Cgil – si è confuso con i consiglieri regionali: noi chiediamo solo il rispetto di un diritto, quello di avere un contratto». Lo scontro a questo punto sembra inevitabile, anche se non necessariamente si combatterà con l’arma dello sciopero, potrebbero giungere anche altre iniziative di protesta.
«L’impegno di convocare un incontro per riprendere la trattativa entro il 20 non è stato rispettato – ha spiegato Maurizio Burlo della Uil -: noi invece le scadenze le rispettiamo e confermato l’agitazione. Le forme di protesta devono ancore essere stabilite, ma potrebbero essere anche diverse dallo sciopero: è importante pero – ha aggiunto – che tutta la regione capisca che non si tratta soltanto di una questione di soldi, ma della qualità dei servizi che i dipendenti pubblici garantiscono ogni giorno ai cittadini. Su questo punto c’è un blocco assolutamente solidale che unisce dipendenti e dirigenti».
La tensione è alta, ma sembra esserci ancora una possibilità di una convocazione da parte dell’Areran per una ripresa delle trattative: «Vediamo cosa succederà nei prossimi giorni – ha detto Valeria Ratini della Cisl -: noi abbiano coerentemente confermato l’agitazione, poiché l’impegno non è stato rispettato, ma ci attendiamo ancora una convocazione nei prossimi giorni e siamo pronti al dialogo». (Alessandro Martegani)