«La mancanza di confronto tra l’assessore e le parti sociali conferma il timore, già espresso dalla Cgil, che la politica sanitaria di questa Giunta punti a restringere il sistema pubblico a favore del privato. Privato che quest’anno, peraltro, è stato finanziato in maniera superiore rispetto al 2010». Dopo quello lanciato nei giorni scorsi dal sindacato del pubblico impiego, anche la segreteria confederale della Cgil Fvg, con la responsabile welfare Orietta Olivo, lancia un allarme sulla situazione della sanità regionale.
A provocarlo non solo la mancata ripresa delle assunzioni, dopo i 500 posti già persi lo scorso anno, ma anche il progressivo sottofinanziamento del sistema e la perdurante assenza di relazioni con
la Giunta regionale. Uno stato di cose già denunciato dalla Cgil in occasione degli Stati generali della Sanità, convocati a Trieste lo scorso 11 aprile. «L’emergenza personale – spiega Olivo – è conseguenza del sottofinanziamento. La scelta di non assumere, come emerge dal “consolidato preventivo” presentato dalla giunta, è stata presa infatti senza tenere conto delle richieste dei direttori generali: segno che a decidere è solo l’assessorato, con un neocentralismo che appare già come la premessa ad un’azienda unica. Altrettanto evidente l’assoluta mancanza di relazioni non solo con il sindacato, ma con tutti gli attori del sistema sanitario regionale, siano essi rappresentanti degli enti locali, dei medici, delle professioni sanitarie, come è emerso chiaramente dagli Stati generali».
Nessun taglio eclatante, ma un «sottofinanziamento strisciante» legato al mancato recupero dell’inflazione e che punta a ridurre progressivamente gli spazi della sanità pubblica a vantaggio dei privati. Questa, per
la Cgil , la logica che guida le politiche della giunta e dell’assessorato. «Ci si nasconde dietro a un calo delle risorse che è reale – spiega ancora Olivo – ma che si potrebbe cercare di affrontare agendo su altre leve, su tutte la lotta all’evasione. Questa Giunta, in realtà, punta esclusivamente a tagliare, senza scelte eclatanti, ma in modo progressivo, e soprattutto senza alcun confronto con i soggetti interessati. Se è legittimo che l’assessore porti avanti una sua politica sanitaria, non lo è governare senza dare spiegazioni a nessuno, senza valorizzare il ruolo dei lavoratori e delle professioni sanitarie, senza dare conto di scelte che contraddicono regolarmente gli obiettivi annunciati in sede di campagna elettorale e previsti dagli strumenti di programmazione».