Case di riposo, riqualificazione improrogabile
Applicare subito il nuovo regolamento che definisce gli standard strutturali e di servizio minimi per le case di riposo della Regione, ma senza “ammorbidire” i criteri previsti dal regolamento del 2008, mai reso operativo. Tutto questo per avviare finalmente il piano di riqualificazione delle strutture pubbliche e private, fermo da oltre dieci anni. A chiederlo è la Cgil regionale, con la responsabile welfare Orietta Olivo, assieme a Gino Dorigo del Sindacato pensionati e Carmela Sterrentino della Funzione pubblica.
L’appello è stato lanciato oggi a Udine, nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sulla situazione delle case di riposo, anche alla luce dei problemi creati dall’emergenza caldo (nelle settimane più calde si sono registrate punte di 40 chiamate al 118 in un solo week-end dalle case di riposo del Fvg). «Secondo il regolamento inattuato del 2008 – spiega Olivo – prevede che le cdr abbiano degli standard strutturali per assicurare un miglior ambiente e spazio di vita all’anziano, standard assistenziali per garantire una corretta assistenza, erogata da operatori con idonea formazione e in adeguato numero in modo da assicurare almeno i minuti di assistenza previsti. Prevede anche un sistema di vigilanza che è ancora operativo, il che rappresenta una grave mancanza». Altro problema segnalato dalla Cgil, con Carmela Sterrentino, il fatto che circa 3.000 operatori su 5.000 risultassero privi della necessaria qualifica nel 2011, anche se il loro numero è destinato a ridursi grazie all’avvio dei corsi di formazione da parte dell’assessorato, che porteranno oltre 2.000 lavoratori al conseguimento della qualifica di Oss (operatore socio sanitario) al termine del triennio 2011-2013
«I nostri anziani – spiega ancora Olivo – hanno il diritto di vivere in sicurezza l’ultimo periodo della propria vita, all’interno di strutture dignitose, con adeguati standard residenziali e di assistenza, il che purtroppo non avviene in molte strutture. Non vorremmo quindi che l’annunciata “migliore applicabilità” del nuovo regolamento si risolvesse in una riduzione degli standard. Allo stesso modo temiamo che la mancata approvazione della delibera con cui anno per anno la Giunta documenta la situazione generale delle case di riposo, non emanata nel 2011, nasconda un ulteriore aumento dei posti letto rispetto ai 10.802 del 2010, già in soprannumero di quasi 3.500 posti rispetto al fabbisogno di 7.359 indicato nel 2008. Il blocco alle autorizzazioni di nuove strutture, infatti, era legato alla scelta di puntare sull’assistenza domiciliare, limitando il ricorso alla casa di riposo ai casi in cui questo è inevitabile. Ferma restando comunque l’esigenza di far rispettare quel blocco, è indispensabile che il processo di riqualificazione delle strutture venga finalmente avviato».
Altro tema affrontato dalla Cgil quello delle rette. Rette che, a causa degli aumenti, incidono in maniera sempre più pesante sui redditi degli anziani e delle loro famiglie: «Oltre all’innalzamento della quota regionale per l’abbattimento delle rette – dichiara Gino Dorigo dello Spi-Cgil – sarebbe necessario introdotte un calmiere per impedire o contenere gli aumenti decisi dalle singole strutture. Aumenti che potrebbero anche portare molte famiglie, come già avviene in altre parti d’Italia, alla scelta di riportare in casa gli anziani oggi ospiti nelle strutture. Inoltre va introdotto un criterio generale che addebiti agli utenti solo la parte di retta relativa a vitto e alloggio, mentre quella relativa all’assistenza sanitaria deve essere a carico della collettività»