Comparto unico in bilico, presidio a Palazzo
Il rischio è che nella sola Trieste si perdano 300 posti di lavoro. E allora la Cgil del Friuli Venezia Giulia organizzerà domani un presidio di precari sotto il Consiglio regionale, monito all’aula a contenere il più possibile, via legge, gli effetti della sentenza 54/2014 della Corte costituzionale che ha creato non pochi guai al comparto unico. In discussione sono infatti centinaia di assunzioni e trasferimenti dal 2011 a oggi. All’origine della vicenda cui domani il Consiglio cercherà di porre rimedi con una norma salva-comparto, ricordano il segretario generale Franco Belci e di categoria Mafalda Ferletti, sono le deroghe infilate nella Finanziaria regionale 2010, «uno degli innumerevoli provvedimenti dell’era Garlatti impugnati dal governo, non proprio nemico, di Berlusconi, che hanno creato il caos nella gestione del personale del comparto unico».
Da allora nel pubblico impiego regionale si è continuato a operare secondo quanto prevedeva la norma messa oggi in discussione. «Si è dunque creata una situazione molto complessa dal punto di vista giuridico – insiste la Cgil – perché gli effetti che l’attività amministrativa ha creato sugli enti e sulle persone coinvolte in assunzioni o in mobilità non si possono cancellare con un colpo di spugna. Ma la strada che può consentire di uscire da questo impasse passa proprio per il tanto vituperato comparto unico: è stato infatti dimostrato che, sulla base del calcolo della spesa degli enti sul suo intero perimetro, il contenimento è stato conseguito anche in Fvg. Anzi, il risparmio è stato maggiore, posto che al 31 dicembre 2012, il numero di lavoratori è sceso a 14.758. Una stima verosimile è di circa 1.150-1.200 unità in meno, con una conseguente minor spesa di decine di milioni di euro».
Pure l’Anci, osservano ancora Belci e Ferletti, «dopo aver adombrato l’abrogazione del comparto, ora ammette c he l’applicazione delle restrizioni relative al turnover in particolare, e alla spesa del personale in generale, ha prodotto in Fvg un risparmio maggiore che nel resto del Paese». Di qui il plauso «all’impegno della giunta regionale a cercare una soluzione che tenga conto sia del paradosso giuridico creatosi in questi anni, sia del fatto che dietro a questi provvedimenti ci sono centinaia di lavoratori e le loro famiglie: a Trieste in particolare si rischia di perdere oltre 300 posti di lavoro e di compromettere i servizi pubblici educativi che il Comune esercita in luogo dello Stato».
Sul caso Trieste interviene anche il consigliere Fi Bruno Marini interrogando la presidente Serracchiani e incalzandola «ad attivars i presso il governo per inserire in un apposito dec reto legge una normativa che consenta alla Regione di poter mantenere invariata la propria legislazione». Per la prima volta domani la giunta fornirà una risposta formale sulla trattative in corso a Roma. (m. b.)