Comparto unico, riforma a rischio centralismo
«Centralismo», sintetizza Mafalda Ferletti. La segretaria
regionale della Cgil-Fp guarda con non poche perplessità alla prima
bozza di lavoro sul futuro comparto unico: «A prima vista pare che la
Regione farà la parte del leone e i sindaci avranno un ruolo di secondo
piano». Pure sul patto generazionale non mancano dubbi. «Come principio
non si può non essere d’accordo – osserva Ferletti -, ma non si capisce
perché la Regione, stando alla prima illustrazione dell’assessore
Panontin, faccia riferimento, per i neoassunti, solo a giovani
disoccupati, come fosse possibile escludere chi sta già lavorando».
Andrà inoltre chiarito il nodo dei contributi da riconoscere agli
“anziani” in servizio che decidessero di lavorare part-time nei tre anni
precedenti la pensione. «Chi paga quella quota?», chiede Massimo
Bevilacqua della Cisl. Più in generale il sindacato nota uno
sbilanciamento della riforma sull’area dirigenziale e, appunto, un
accentramento di compiti. «La Regione sembra voler gestire da sola
assunzioni e buste paga – dice Ferletti -. Fosse davvero così, sarà
difficile considerare ancora i Comuni come datori di lavoro».
Materie da
approfondire oggi, giorno in cui le segreterie regionale dei sindacati
si confronteranno sulla proposta. E soprattutto nelle due riunioni già
programmate con l’assessore il 14 e il 15 settembre. «Difficile dare un
giudizio definitivo su un elenco di slide, attendiamo l’articolato»,
rilevano Ferletti e Bevilacqua. Mentre Panontin, dopo aver illustrato le
linee guida della riforma, si dice sicuro che i giudizi dei sindacati
«diventeranno elementi utili da valutare per l’eventuale inserimento nel
testo definitivo».
regionale della Cgil-Fp guarda con non poche perplessità alla prima
bozza di lavoro sul futuro comparto unico: «A prima vista pare che la
Regione farà la parte del leone e i sindaci avranno un ruolo di secondo
piano». Pure sul patto generazionale non mancano dubbi. «Come principio
non si può non essere d’accordo – osserva Ferletti -, ma non si capisce
perché la Regione, stando alla prima illustrazione dell’assessore
Panontin, faccia riferimento, per i neoassunti, solo a giovani
disoccupati, come fosse possibile escludere chi sta già lavorando».
Andrà inoltre chiarito il nodo dei contributi da riconoscere agli
“anziani” in servizio che decidessero di lavorare part-time nei tre anni
precedenti la pensione. «Chi paga quella quota?», chiede Massimo
Bevilacqua della Cisl. Più in generale il sindacato nota uno
sbilanciamento della riforma sull’area dirigenziale e, appunto, un
accentramento di compiti. «La Regione sembra voler gestire da sola
assunzioni e buste paga – dice Ferletti -. Fosse davvero così, sarà
difficile considerare ancora i Comuni come datori di lavoro».
Materie da
approfondire oggi, giorno in cui le segreterie regionale dei sindacati
si confronteranno sulla proposta. E soprattutto nelle due riunioni già
programmate con l’assessore il 14 e il 15 settembre. «Difficile dare un
giudizio definitivo su un elenco di slide, attendiamo l’articolato»,
rilevano Ferletti e Bevilacqua. Mentre Panontin, dopo aver illustrato le
linee guida della riforma, si dice sicuro che i giudizi dei sindacati
«diventeranno elementi utili da valutare per l’eventuale inserimento nel
testo definitivo».