Comparto unico, ancora una fumata nera
Ancora una fumata nera per il comparto unico. Il rinnovo del contratto, scaduto da sette anni, è infatti ancora lontano. Giovedì 28 luglio la delegazione trattante si è presentata al tavolo con i sindacati senza alcuni dati fondamentali alla quantificazione della spesa necessaria agli aumenti. Quindi, riunione riconvocata tra la fine di agosto e i primi di settembre. Manca la definizione precisa del personale assunto part time, pertanto non è chiaro il monte salariale a disposizione del rinnovo. Per di più la delegazione trattante ha proposto un calcolo tarato a fine 2015, quando i dipendenti erano un centinaio in meno rispetto a un anno prima, data peraltro indicata nell’intesa pre-elettorale siglata a giugno. «Siamo fermi a giugno. Un nulla di fatto inspiegabile – secondo Mafalda Ferletti, segretario della Cgil Funzione pubblica -. Questo stop dimostra quello che sosteniamo da cinque anni, cioè che la delegazione trattante deve avere uno staff dedicato, non può essere che si dia l’onere di seguire le questioni del comparto a spot. È evidente che si tratta di una mancanza tecnica. Con un’intesa preliminare già firmata, un mese dopo non riusciamo a capire come distribuire i soldi. Ma in caso di un’altra mancata soluzione riprenderemo la lotta».
Gli aumenti in agenda della delegazione trattante, da 38 a 68 euro mensili pro capite, non convincono il sindacato. «Dopo anni di blocco del contratto che hanno penalizzato soprattutto le fasce basse – spiega Ferletti -, si tratta al contrario di prevedere aumenti dello stesso valore per tutti».