Sindacati contrari a premiare il merito? Non è vero
GAZZETTINO FVG, domenica 7 agosto
Maurizio Bait
«Ridicole». La dice e la ripete, questa aggettivazione, la segretaria regionale della Funzione pubblica Cgil, Mafalda Ferletti, dopo aver letto sul Gazzettino le ragioni addotte dall’assessore regionale alle Autonomie locali, Paolo Panontin, per spiegare l’attuale stallo del rinnovo contrattuale per i 14mila addetti del Comparto unico, che comprende la Regione e gli Enti locali.
Panontin, in particolare, attribuisce al sindacato la volontà di restringere la parte di aumento retributivo destinata a premiare il merito, in favore di una più ampia porzione di quattrini da distribuire a tutti. Ma qui la Mafalda sindacale si arrabbia: «I cittadini devono capire fino in fondo di cosa stiamo parlando», attacca.
«L’aumento medio previsto a regime, ossia entro il 2018, corrisponde all’incirca a 50 euro lordi al mese. Sottolineo: lordi». Ebbene «Regione e Comuni, tramite la loro Delegazione trattante, vorrebbero che il 15% di questa somma, ovvero 7,50 euro sempre lordi, andasse al cosiddetto salario accessorio», chiarisce la segretaria Cgil.
Ferletti affonda la lama senza evoluzioni verbali: «A parte il fatto che il salario accessorio serve soprattutto a pagare gli straordinari – dettaglia l’esponente sindacale – ma soprattutto vi rendete conto che con 7,50 euro lordi non è pensabile premiare il merito?».
E allora niente meritocrazia? «Non dico questo, anzi, se si vuole premiare i migliori – incalza Ferletti – occorre farlo sul serio e quindi servono alcuni milioni di euro aggiuntivi, magari creando una disponibilità finanziaria nell’ambito delle risorse che la Regione trasferisce agli Enti locali per l’avvio e il funzionamento delle Unioni territoriali».
Quanto, poi, all’altra polemica fra sindacato ed Enti pubblici, ossia la massa salariale (la sommatoria della spesa per il personale da assumere a riferimento per rinnovare il contratto), Ferletti nega che il sindacato abbia chiesto di assumere il valore del 2010 a parametro: «La Regione e i Comuni hanno proposto il valore del 2014 – afferma infatti – e noi l’abbiamo accettato già nel documento della pre-intesa che abbiamo sottoscritto».
Si tratta di quel medesimo documento di fine primavera dove si sancisce un aumento complessivo delle buste-paga del pubblico impiego regionale pari al 3,1% entro il 2018. Un aumento che ora però va dettagliato livello per livello, categoria per categoria. E come si vede con adeguata evidenza, i guai non sono finiti.
Maurizio Bait
«Ridicole». La dice e la ripete, questa aggettivazione, la segretaria regionale della Funzione pubblica Cgil, Mafalda Ferletti, dopo aver letto sul Gazzettino le ragioni addotte dall’assessore regionale alle Autonomie locali, Paolo Panontin, per spiegare l’attuale stallo del rinnovo contrattuale per i 14mila addetti del Comparto unico, che comprende la Regione e gli Enti locali.
Panontin, in particolare, attribuisce al sindacato la volontà di restringere la parte di aumento retributivo destinata a premiare il merito, in favore di una più ampia porzione di quattrini da distribuire a tutti. Ma qui la Mafalda sindacale si arrabbia: «I cittadini devono capire fino in fondo di cosa stiamo parlando», attacca.
«L’aumento medio previsto a regime, ossia entro il 2018, corrisponde all’incirca a 50 euro lordi al mese. Sottolineo: lordi». Ebbene «Regione e Comuni, tramite la loro Delegazione trattante, vorrebbero che il 15% di questa somma, ovvero 7,50 euro sempre lordi, andasse al cosiddetto salario accessorio», chiarisce la segretaria Cgil.
Ferletti affonda la lama senza evoluzioni verbali: «A parte il fatto che il salario accessorio serve soprattutto a pagare gli straordinari – dettaglia l’esponente sindacale – ma soprattutto vi rendete conto che con 7,50 euro lordi non è pensabile premiare il merito?».
E allora niente meritocrazia? «Non dico questo, anzi, se si vuole premiare i migliori – incalza Ferletti – occorre farlo sul serio e quindi servono alcuni milioni di euro aggiuntivi, magari creando una disponibilità finanziaria nell’ambito delle risorse che la Regione trasferisce agli Enti locali per l’avvio e il funzionamento delle Unioni territoriali».
Quanto, poi, all’altra polemica fra sindacato ed Enti pubblici, ossia la massa salariale (la sommatoria della spesa per il personale da assumere a riferimento per rinnovare il contratto), Ferletti nega che il sindacato abbia chiesto di assumere il valore del 2010 a parametro: «La Regione e i Comuni hanno proposto il valore del 2014 – afferma infatti – e noi l’abbiamo accettato già nel documento della pre-intesa che abbiamo sottoscritto».
Si tratta di quel medesimo documento di fine primavera dove si sancisce un aumento complessivo delle buste-paga del pubblico impiego regionale pari al 3,1% entro il 2018. Un aumento che ora però va dettagliato livello per livello, categoria per categoria. E come si vede con adeguata evidenza, i guai non sono finiti.