«Stabilizzare 260 precari»: in piazza i ricercatori di Cro e Burlo
Aprire un tavolo regionale sulla stabilizzazione dei 260 ricercatori
precari del Cro di Aviano e del Burlo Garofolo di Trieste. È la
richiesta unitaria di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Anao Assomed, che a sostegno
delle loro rivendicazioni, assieme al coordinamento precari del Cro,
promuovono un sit-in unitario indetto a Trieste per martedì 20 novembre,
dalle 10 alle 13, davanti alla sede del Consiglio regionale, in
piazzale Oberdan.
UN TAVOLO REGIONALE. Ricercatori e sindacati
chiedono un incontro con il presidente della Regione Massimiliano
Fedriga, con l’assessore alla Sanità Riccardo Riccardi e con i
consiglieri della Terza Commissione (Sanità ), che si riunirà proprio
martedì. L’obiettivo è di aprire da subito un nuovo tavolo sulla
vertenza dei lavoratori precari che operano per i due Istituti di
ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) presenti nel territorio
regionale. «Oltre a farsi portavoce delle istanze dei ricercatori nei
confronti del Governo e del ministero – scrivono infatti i sindacati nel
documento che annuncia il sit-in – la Regione può già adottare di sua
iniziativa alcune misure volte a favorire l’applicazione della legge
Madia per la stabilizzazione dei precari o ad avviare contrattazioni
decentrate di secondo livello con i due istituti».
NESSUNA
STABILIZZAZIONE. In gioco, spiegano i sindacati, non ci sono soltanto
200 posti di lavoro, ma la continuità , la sostenibilità e l’eccellenza
della ricerca sanitaria nei due istituti, che negli ultimi vent’anni
hanno fatto un ricorso ampio e indiscriminato, per le loro attività di
ricerca, a forme contrattuali atipiche come co.co.co., co.co.pro.,
partite Iva e borse di studio. Tutto questo ha creato una condizione di
precariato strutturale cui i sindacati dicono basta. Anche sul fronte
legislativo si è cercato di porre un argine alla precarietà ,
introducendo, con un emendamento all’ultima finanziaria, una norma che
prevede il ricorso esclusivo, per l’assunzione a tempo determinato di
precari “storici” nell’ambito della ricerca, a contratti di cinque anni
rinnovabili fino a un massimo di 10 anni. Ma questa norma, a quasi un
anno dalla sua approvazione, è ancora priva di regolamenti attuativi.
Mancano inoltre i necessari criteri di armonizzazione con il contratto
nazionale della sanità .
L’ABUSO DELLE BORSE DI STUDIO. Anche nel caso
entrasse in vigore, in ogni caso, la legge garantirebbe un contratto
quinquennale solo a 67 precari, uno su quattro. Potrebbero beneficiarne,
infatti, i titolari di un contratto co.co.co attivo il 31 dicembre 2017
e con almeno tre anni di contratti flessibili nei cinque anni
precedenti. Questo criterio esclude dalla riforma la maggioranza dei
precari attivi in regione, nonostante molti di essi vantino un’anzianità
di servizio che può arrivare anche fino a dieci anni, molti dei quali
8attualmente sono 82) coperti con borse di studio, che rappresentano il
sistema di arruolamento più utilizzato e abusato dagli Irccs, con
retribuzione massime di un migliaio di euro e senza alcuna copertura
previdenziale e assistenziale. A questi esclusi non resta che sperare in
un eventuale futuro concorso per l’ingresso nel percorso a tempo
determinato, senza alcuna garanzia di continuità .
precari del Cro di Aviano e del Burlo Garofolo di Trieste. È la
richiesta unitaria di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Anao Assomed, che a sostegno
delle loro rivendicazioni, assieme al coordinamento precari del Cro,
promuovono un sit-in unitario indetto a Trieste per martedì 20 novembre,
dalle 10 alle 13, davanti alla sede del Consiglio regionale, in
piazzale Oberdan.
UN TAVOLO REGIONALE. Ricercatori e sindacati
chiedono un incontro con il presidente della Regione Massimiliano
Fedriga, con l’assessore alla Sanità Riccardo Riccardi e con i
consiglieri della Terza Commissione (Sanità ), che si riunirà proprio
martedì. L’obiettivo è di aprire da subito un nuovo tavolo sulla
vertenza dei lavoratori precari che operano per i due Istituti di
ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) presenti nel territorio
regionale. «Oltre a farsi portavoce delle istanze dei ricercatori nei
confronti del Governo e del ministero – scrivono infatti i sindacati nel
documento che annuncia il sit-in – la Regione può già adottare di sua
iniziativa alcune misure volte a favorire l’applicazione della legge
Madia per la stabilizzazione dei precari o ad avviare contrattazioni
decentrate di secondo livello con i due istituti».
NESSUNA
STABILIZZAZIONE. In gioco, spiegano i sindacati, non ci sono soltanto
200 posti di lavoro, ma la continuità , la sostenibilità e l’eccellenza
della ricerca sanitaria nei due istituti, che negli ultimi vent’anni
hanno fatto un ricorso ampio e indiscriminato, per le loro attività di
ricerca, a forme contrattuali atipiche come co.co.co., co.co.pro.,
partite Iva e borse di studio. Tutto questo ha creato una condizione di
precariato strutturale cui i sindacati dicono basta. Anche sul fronte
legislativo si è cercato di porre un argine alla precarietà ,
introducendo, con un emendamento all’ultima finanziaria, una norma che
prevede il ricorso esclusivo, per l’assunzione a tempo determinato di
precari “storici” nell’ambito della ricerca, a contratti di cinque anni
rinnovabili fino a un massimo di 10 anni. Ma questa norma, a quasi un
anno dalla sua approvazione, è ancora priva di regolamenti attuativi.
Mancano inoltre i necessari criteri di armonizzazione con il contratto
nazionale della sanità .
L’ABUSO DELLE BORSE DI STUDIO. Anche nel caso
entrasse in vigore, in ogni caso, la legge garantirebbe un contratto
quinquennale solo a 67 precari, uno su quattro. Potrebbero beneficiarne,
infatti, i titolari di un contratto co.co.co attivo il 31 dicembre 2017
e con almeno tre anni di contratti flessibili nei cinque anni
precedenti. Questo criterio esclude dalla riforma la maggioranza dei
precari attivi in regione, nonostante molti di essi vantino un’anzianità
di servizio che può arrivare anche fino a dieci anni, molti dei quali
8attualmente sono 82) coperti con borse di studio, che rappresentano il
sistema di arruolamento più utilizzato e abusato dagli Irccs, con
retribuzione massime di un migliaio di euro e senza alcuna copertura
previdenziale e assistenziale. A questi esclusi non resta che sperare in
un eventuale futuro concorso per l’ingresso nel percorso a tempo
determinato, senza alcuna garanzia di continuità .