«Personale, per troppo tempo Asufc e Regione hanno ignorato gli appelli del sindacato»
«Non si tenti di scaricare le responsabilità sul sindacato e men che meno sulla Cgil, sempre in prima linea nel denunciare le carenze di organico in Asufc, e da molto prima della pandemia. Se l’emergenza ha raggiunto le attuali dimensioni, e in particolare sul nostro territorio, le responsabilità sono della Regione e della direzione generale dell’Azienda, che devono attivarsi immediatamente, con fatti concreti, per ampliare in modo strutturale le piante organiche e per ridare un assetto organizzativo adeguato agli ospedali, ai dipartimenti di prevenzione e alle strutture territoriali, garantendo non soltanto le cure a tutti i malati, e per fornire risposte in tempo reale alle persone colpite dal virus». Il segretario della Cgil di Udine Natalino Giacomini replica così alle parole del direttore generale dell’Asufc Massimo Braganti, che aveva accusato il sindacato di essere stato a lungo assente sull’emergenza organici organici. Una replica ribadita dal segretario generale della Funzione pubblica Andrea Traunero, che cita una lunga serie di richieste formali relative proprio al potenziamento del personale, avanzate sia nei confronti dell’Azienda sanitaria – «La prima risale ad aprile 2019», spiega – che della Regione.
SOS TRACCIAMENTI. Le lacune, denuncia la Cgil, riguardano l’intera strategia di contrasto dell’epidemia. A partire dal sistema dei tracciamenti, «i cui ritardi e le cui lacune – dichiara Giacomini – hanno ricadute pesantissime per i cittadini venuti a contatto con persone positivi e per i contagiati, sempre più spesso costretti ad attese lunghissime, a ricorrere ai laboratori privati, con costi ingentissimi per le famiglie, e anche privi di assistenza se assistiti a domicilio, anche a causa della carenza cronica di medici di base». A tutto questo si aggiunge, rimarca la Cgil, «la mancata o carente riattivazione delle attività ambulatoriali e di diagnostica per patologie non legate al Covid». Anche queste criticità , come quelle legate alla carenza di personale negli ospedali e nella sanità territoriale, «che si sarebbero potute evitare, o quantomeno contenere, se si fosse intervenuti con piani di assunzione mirati durante l’estate, sfruttando la tregua concessa dal virus».
PUNTI CRITICI. In questo quadro generale, si inserisce un circostanziato elenco dei punti più critici, stilato dal sindacato di categoria. «In diverse strutture – segnala Traunero – manca la possibilità di lavorare in condizioni di sicurezza, come nel reparto degenze intermedie polifunzionali, di Gemona del Friuli, si registrano chiusure di reparti e di strutture, vedi la chirurgia di San Daniele o il caso di Cividale, dovute al trasferimento di personale in reparti Covid o altre strutture assistenziali pubbliche e private, cresce il sovraccarico di lavoro nei pronto soccorso e nelle medicine d”˜urgenza, come all’ospedale di Udine, restano irrisolte le difficoltà organizzative e la ripercussioni dei cittadini legate a riconversioni di intere strutture in reparti Covid (Palmanova), alla definizione di percorsi precisi sporco-pulito o a inadeguatezza degli impianti elettrici (ancora Palmanova)». Da qui l’invito a «non nascondere le inefficienze« e a «non scaricarle su chi, come la Cgil, ha sempre denunciato le difficoltà legate alla riduzione programmata delle assunzioni e della spesa sul personale, messa del resto nero su bianco fin dalle linee di gestione 2019 del servizio sanitario regionale», dichiara ancora Traunero, che lancia un appello al confronto e alla collaborazione: «Non chiediamo dimissioni – conclude il segretario della Fp Cgil Udine – ma chiediamo di affrontare e risolvere i problemi con scelte coerenti in termini di assunzioni e di interventi per la sicurezza di lavoratori e pazienti».