Le denunce degli anestesisti colgono nel segno: bene la squadra, non l’allenatore
Non possiamo che sostenere l’accorata lettera del sindacato degli anestesisti perché descrive una situazione reale e che la Funzione pubblica Cgil denuncia da mesi. Sappiamo che la pandemia non è facile da gestire, ma esserne travolti non in occasione della prima, ma della seconda e della terza ondata è indice di una gestione e di una programmazione che non sono state all’altezza della gravità della situazione.
È verissimo: i lavoratori e le lavoratrici del servizio sanitario regionali sono stremati, non ce la fanno più e come risposta gli si chiede di tenere ancora duro. In estate, forse, potranno avere le ferie, un diritto che non si può monetizzare, perché permette di recuperare le forze, a tutela dei lavoratori e della sicurezza di tutti noi. In una situazione simile non ci si può credere autosufficienti e gestire tutto in solitudine, come ha fatto la Regione: mai una richiesta evasa, mai un suggerimento ascoltato e a tutto questo non si può replicare dicendo, come più volte ha fatto l’assessore rivolgendosi alla Fp Cgil, «se avete infermieri mandatemeli che li assumo». Chi guida un assessorato così importante in un momento così difficile non può permettersi risposte simili e nemmeno atteggiamenti di chiusura come quelli messi in campo nei confronti dei rappresentanti sindacali.
Nei primi sei mesi del 2020, tanto per dare una misura dell’impatto relativa solo alla prima ondata, sono saltati 5.754 ricoveri urgenti (-22%) e 8.350 ricoveri ordinari programmati (-40%), le prestazioni specialistiche sono calate del 27%, i ricoveri chirurgici programmati si sono quasi dimezzati (-49%), così come quelli in day hospital (-53%). Questi segni meno sono fotografati dall’Agenas, l’agenzia nazionale che monitora il lavoro delle Regioni, raccontano l’altra faccia del coronavirus in Friuli Venezia Giulia. Gli strascichi di questi ritardi, in ogni caso, peseranno come un macigno sul nostro sistema sanitario. Il sistema ha retto? In parte è vero. Questo non si deve tanto a chi lo ha guidato, quanto all’abnegazione dei suoi operatori. Più alla squadra, insomma, che all’allenatore.
Orietta Olivo, segretaria generale Fp Cgil Fvg