Infermieri, Oss, medici di base: alla sanità mancano almeno 1.400 figure
Il fabbisogno della sanità regionale? Millequattrocento figure tra medici di base (dai 150 ai 200), infermieri (più di 800) e Oss (più di 400), a causa di lunghi anni di mancata copertura del turnover, della pesantezza di turni e mansioni, dei contratti troppo poveri. Tutti fattori, questi, che continuano ad alimentare la fuga dalla sanità pubblica e a scoraggiare l’arrivo di giovani, rendendo ancora più ardua la sfida del ricambio generazionale. A lanciare l’allarme, l’ennesimo, è la Funzione Pubblica Cgil di Udine, con il segretario provinciale Andrea Traunero e il delegato Asufc Claudio Palma, che puntano il dito contro la «gestione approssimativa» del personale sanitario a livello regionale e provinciale. «Oltre a 400 infermieri e oltre 300 operatori socio-sanitari – denunciano – mancano all’appello in Asufc educatori, tecnici di radiologia e fisioterapisti, addetti amministrativi. Il quadro che ne emerge è preoccupante e sembra destinato a peggiorare, nonostante le rassicurazioni di facciata che provengono dalle istituzioni».
STOP ESTERNALIZZAZIONI I problemi della sanità in regione e in provincia di Udine, per i due sindacalisti, «sono cronici e sembrano ormai fuori controllo». Quella che dovrebbe essere essere «un’istituzione solida e gratuita per tutti, come previsto dalla legge Anselmi del 1978 e a tutela del diritto costituzionale alla salute – rincarano – si è trasformata in un sistema malfunzionante, incapace di rispondere alle esigenze dei cittadini». Rigettate al mittente le rassicurazioni della Giunta regionale e dei vertici Asufc. «La realtà dei fatti – dichiarano Traunero e Palma – è sotto gli occhi di tutti: personale insufficiente, ricambio generazionale pressoché assente, ferma al palo la tanto annunciata riorganizzazione dei servizi». Tra gli elementi più critici le esternalizzazioni ai privati: «I servizi, invece di essere potenziati, vengono depauperati e venduti al miglior offerente sotto il caldo mantello delle convenzioni con il servizio sanitario regionale».
SOS MEDICI DI BASE Il quadro negativo, rimarca la Fp-Cgil, non si ferma nel perimetro degli ospedali e dei distretti. «La carenza di medici di base continua ad aggravarsi: un fattore che aumenta la pressione sui reparti di pronto soccorso, sui servizi di diagnostica, sulla rete dei distretti e dei servizi territoriali e di montagna, alimentando un circolo vizioso sia per le condizioni dei lavoratori che per la qualità dei servizi resi ai cittadini.
I TAVOLI CON L’ASUFC Come provare a invertire la tendenza? Per Traunero e Palma è indispensabile agire su più fronti: «Servono nuovi accordi con le università per aumentare il numero di studenti nelle professioni sanitarie e in particolare per gli infermieri, in modo da garantire un ricambio generazionale nei prossimi anni. È necessario inoltre rendere più competitivi i compensi per i professionisti sanitari, che stanno progressivamente abbandonando il sistema pubblico per cercare migliori condizioni altrove». Anche una migliore contrattazione a livello regionale e territoriale può contribuire a individuare soluzioni. La Fp-Cgil Udine si riferisce in particolare ai tavoli tecnici previsti in Asufc per la regolamentazione degli orari di lavoro: «Regolamentazione – sostengono Traunero e Palma – che deve mettere al centro due elementi fondamentali: l’equità e il rispetto della vita privata dei lavoratori. Solo dedicando la giusta attenzione a questi fattori sarà possibile proporre soluzioni condivise e migliorative, necessarie per affrontare la crisi del sistema sanitario attuale, a frenare l’esodo di lavoratori e a rendere nuovamente attrattivo per i giovani il lavoro nella sanità pubblica».