Anche la Cgil in piazza per il clima: «Un’economia diversa è possibile»
Azioni di sensibilizzazione sul territorio, assemblee nelle fabbriche e nei posti di lavoro pubblici e privati, adesioni e sostegno ai cortei di venerdì, lo sciopero del comparto istruzione e ricerca proclamato dalla Flc. Queste le iniziative già messe in campo o programmate dalla Cgil del Friuli Venezia Giulia in vista del Global Climate Strike del 27 settembre, che vedranno in piazza anche molti militanti del sindacato, anche se senza insegne o loghi riconoscibili, come richiesto dagli organizzatori del movimento #FridaysForFuture. «Si tratta di un movimento cui la Cgil ha aderito da subito – spiega il segretario regionale Villiam Pezzetta – nella consapevolezza delle conseguenze devastanti che quella contro i cambiamenti climatici rappresenta la madre di tutte le sfide per il nostro pianeta. Si pensi che un incremento di 2° del riscaldamento globale porterebbe, di qui al 2050, a un ulteriore aggravarsi delle povertà e delle diseguaglianze, con un impatto di almeno 200 milioni di nuovi migranti climatici spinti dalla desertificazione e dalle carestie».
Contrattare la transizione verso un’economia sostenibile: questo l’approccio con cui la Cgil guarda al movimento per il clima, «nella convinzione – spiega ancora Pezzetta – che la transizione può e deve avere effetti positivi, perché la perdita di posti di lavoro conseguente all’uscita dalle fonti fossili può essere più che compensata dai nuovi lavori necessari nei settori che contrastano il riscaldamento globale». Una sfida che investe ed investirà necessariamente il lavoro e che si dovrà accompagnare ad un percorso di tutele, per non scaricare sui lavoratori i costi sociali di queste scelte e nel contempo favorire la nascita di nuove opportunità occupazionali.
Emblematico, in questo scenario, il caso di Trieste, «una città chiamata a gestire la transizione verso un futuro che non può essere di desertificazione industriale – spiega Pezzetta – ma saper coniugare la tradizione emporiale con un tessuto manifatturiero capace di rinnovarsi e di valorizzare al meglio le opportunità connesse alla collocazione geografica e ai suoi prestigiosi poli di ricerca». La contrattazione, per la Cgil, resta «lo strumento prioritario per rivendicare il cambiamento, sia a livello confederale che di categoria, affrontando con l’indispensabile urgenza l’emergenza climatica, la riconversione ecologica del sistema produttivo, la tutela dell’ambiente, condizione prioritaria per garantire un futuro alle giovani generazioni». Da qui l’appello che la Cgil regionale rivolge ai suoi iscritti, lavoratori e pensionati, non solo a partecipare alle manifestazioni del 27 settembre, ma a un impegno concreto, «collettivo e individuale», per contrastare i cambiamenti climatici.
A rilanciare l’appello sono anche i sindacati di categoria, a partire da quello della scuola, la Flc-Cgil, che ha aderito allo sciopero di venerdì, proclamando l’astensione dal lavoro per l’intera giornata del 27 settembre di tutto il personale del comparto istruzione e ricerca, della formazione professionale, delle scuole non statali e dei docenti universitari. Con questa scelta, in linea con la risoluzione per il clima recentemente firmata dai 1.400 delegati dell’Internazionale dell’Educazione, provenienti da 150 Paesi, la Flc vuole sottolineare quanto sia fondamentale l’apporto del mondo della conoscenza nell’affrontare la crisi climatica ed ecologica, attraverso la ricerca, la formazione delle giovani generazioni sui temi ambientali, l’apprendimento di stili di vita rispettosi dei limiti imposti dalla natura, il supporto a politiche di investimento finalizzate alla transizione ecologica e a promuovere la giustizia sociale, ambientale e climatica.
Sostegno alle manifestazioni e alle iniziative anche da parte della Filcams, la categoria Cgil attiva nel commercio e nel terziario, che ricorda come il contributo alla causa ambientalista passi anche attraverso «un consumo responsabile, una pianificazione territoriale coerente e sostenibile, uno sviluppo economico e turistico attento non soltanto al profitto e all’immediato ritorno economico, ma a una gestione oculata e lungimirante del territorio».