(Dal Piccolo di lunedì 7 settembre 2009, pagina Regione) Ci sono troppi posti letto nelle case di riposo, oltre 3.400 «più del necessario», 1.361 nella sola Ass Triestina, a scapito di una politica maggiormente mirata verso l’assistenza domiciliare.
La Cgil va all’attacco di Vladimir Kosic in materia di strutture residenziali per anziani. E, con i segretari della funzione pubblica Alessandro Baldassi e Donatella Sterrentino, denuncia la contraddizione: «L’assessorato alla Salute e Protezione sociale fissa il fabbisogno in 7.400 posti letto ma, alla luce dei fatti, ne aggiunge altri 300 agli oltre 10.400 già esistenti».
I NUMERI Il sindacato fornisce le cifre precise. Citando la delibera di giunta numero 2486 del 20 novembre 2008 – quella che colloca a quota 7.359 il fabbisogno di posti letto nelle residenze per anziani, in base a parametri legati alla composizione anagrafica della popolazione e allo stato di salute –
la Cgil segnala una sovrabbondanza di 3.106 unità nelle sei aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia. E a giugno, di posti, ne sono stati autorizzati altri 302.
IL REGOLAMENTO Ma non basta. «Siamo in regime di blocco, che succederebbe in caso contrario?», ironizza Gio Batta Degano, segretario generale dei Pensionati Cgil Fvg, mentre Nazario Mazzotti, della segreteria, evidenzia una novità recente, «il probabile incremento di ulteriori 200 posti, effetto delle modifiche al regolamento. Certo, la domanda c’è ma solo perché non si fa strada una politica dei servizi volta a proporre opzioni alternative facendo crescere il sistema della domiciliarità. È lì che devono essere convogliate le risorse».
LA FORMAZIONE
La Cgil attacca anche in tema di formazione. «In Friuli Venezia Giulia – osservano Baldassi e Sterrentino – nell’area sociale e socio-sanitaria lavorano, su un totale di circa 4mila addetti, 2mila operatori senza titoli formativi, di cui oltre 1.500 operano nelle strutture residenziali per anziani. La gran parte di queste persone, senza la cui capacità e spirito di sacrificio il sistema collasserebbe, sono a zero formazione e solo qualche centinaio è stato messo in condizione di fare i corsi base di 200 ore per le cosiddette “competenze minime”». Personale, insiste
la Cgil , «che chiede da anni di essere formato e di qualificarsi in operatore socio-sanitario».
L’ATTACCO Un quadro «sconfortante», proseguono Baldassi e Sterrentino, «di fronte al quale, anziché intervenire nel senso giusto, la giunta e l’assessorato Kosic peggiorano la situazione». «Dato che eravamo già a +3mila,
la Regione avrebbe dovuto fermare la creazione di altri posti letto, e invece ne ha autorizzati altri 302 a giugno, un ulteriore splafonamento del 10%. Le risorse andrebbero piuttosto indirizzate al potenziamento dell’assistenza degli anziani nel loro domicilio, così come previsto dallo stesso Piano socio sanitario regionale 2006-2008 richiamato dalla delibera del novembre scorso». Quanto alla formazione, «la giunta dovrebbe innescare un “Piano straordinario” che trasformi in operatori socio-sanitari con titolo i 1.500 lavoratori costretti oggi a operare senza titolo. Si otterrebbero così due risultati: tanta qualità in più nei servizi e la valorizzazione piena delle capacità professionali del personale. Sin qui, purtroppo, giunta e assessorato sono rimasti sordi e silenziosi. I corsi attivati dalla Regione? Assolutamente al di sotto del minimo accettabile».
CAMBIARE ROTTA La conclusione è secca: «Non è interesse né degli anziani, né delle loro famiglie ampliare i numeri delle case di riposo e “sradicare” le persone dal loro quartiere, dalle loro case e dai propri cari. A Kosic diciamo basta belle parole, basta proclami generici, l’autunno deve servire a cambiare rotta. Questa navigazione a vista non serve al welfare della nostra regione». Anche Pierangelo Motta della Cisl evidenzia la necessità di «lavorare sulla qualità dell’assistenza, in particolare quella domiciliare. Servono più risorse per il sociale». (Marco Ballico)