Cie Gradisca, condizioni di lavoro sempre più difficili
Le segreterie provinciali di Fp-Cgil, Fp e Fisascat Cisl di Gorizia intendono segnalare la difficile situazione lavorativa degli operatori impiegati all’interno delle strutture di Cara e Cie di Gradisca d’Isonzo, dopo che la richiesta di incontro alla Prefettura, non ha dato alcun esito.
Le strutture sono gestite dal 2008 dal Consorzio di cooperative Connecting People di Trapani attraverso la cooperativa Luoghi Comuni e la cooperativa Sirio. Alloro interno lavorano circa 76 operatori suddivisi tra le due strutture, con diverse mansioni: centralinista, assistente sociale, operatori all’assistenza e alla sanificazione, mediatori culturali, magazzinieri, medici, infermieri, psicologi. Il loro lavoro è teso a garantire i servizi essenziali agli ospiti dei centri,oltre che a favorire l’integrazione degli stessi tra di loro, e per chi è ospite del Cara anche con l’esterno.
L’elenco dei problemi che andremo poi a dettagliare riguarda:
– le continue mini-proroghe
– le forniture, le ferie, i turni
– i ritardi nel pagamento degli stipendi
– la sicurezza
MINIPROROGHE
L’appalto vinto da Connecting People nel 2008 è scaduto il 31 dicembre del 2010. La gara d’appalto che ne è seguita ha visto dapprima l’aggiudicazione di una cordata di cooperative con a capo la francese Gepsa e poi dei ricorsi, una pronuncia del Tar e una serie di altri avvenimenti che, come abbiamo potuto leggere sulla stampa,dovrebbero interessare un’indagine della Procura della Repubblica. Dalla scadenza della gara,risalente oramai a mesi fa, ad oggi non vi è la certezza per i dipendenti impiegati nelle due strutture di Gradisca sul loro futuro lavorativo.
A seguito di vari ricorsi fatti dalle ditte che hanno partecipato alla gara, e dalla complicata vicenda che ne è scaturita, la Prefettura di Gorizia per conto del committente Ministero dell’Interno sta rilasciando proroghe di10 giorni alla volta. Ad oggi ancora non siamo arrivati ad un’aggiudicazione definitiva o per lo meno noi non ne siamo stati informati.
Oramai sono mesi che i dipendenti di Connecting People vivono in un clima d’incertezza e tensione, condizioni queste che hanno innalzato il livello di stress dei dipendenti. Obbiettivamente sappiamo che i tempi delle cause non sono rapidi quindi sarà difficile che la cosa si risolva nel giro di poche settimane, chiediamo quindi vengano riconosciute delle proroghe più lunghe al fine di consentire ai dipendenti di lavorare con più tranquillità.
FORNITURE, FERIE, TURNI
Sicuramente a causa delle continue “mini proroghe”, ma anche a causa della scarsa volontà aziendale, oramai da tempo le forniture dei materiali necessari, anche quelle delle normali operazioni quotidiane,come ad esempio la sanificazione degli ambienti,sono diventate difficili da eseguire. Continue infatti sono le segnalazioni da parte degli addetti di mancanza del materiale di base come detersivi. Non è ad esempio possibile effettuare la sanificazione dei materassi, così come prevede la normativa in proposito, e capita che alcuni ospiti debbano dormire direttamente sulle reti.
Ora è noto a tutti che la struttura per la sua particolarità è una potenziale fonte di infezioni, crediamo sia superfluo ricordare quanto già emerso in merito alla scabbia. Se mancano i materiali per le pulizie, mancano anche le forniture dei presidi per la protezione individuale che sono soggetti ad usura come le divise da lavoro, guanti ecc.
Segnalato quotidianamente il problema ai responsabili, sembra sia impossibile trovare una soluzione; l’azienda lamenta il fatto che per 10 giorni di lavoro alla volta non riescono, o non riscontrano la necessità,di fornire adeguatamente il magazzino. In parte può essere vero, lavorare per10 giorni alla volta crea sicuramente difficoltà sull’acquisto delle merci, ma sicuramente il problema dev’essere risolto. I materiali di prima necessità devono essere sempre a disposizione degli operatori per consentirgli di svolgere il loro lavoro.
Altra presunta conseguenza delle “mini proroghe” riguarda la non autorizzazione di ferie lunghe agli operatori. Oltre che una necessità di riequilibrio psico-fisico, bisogna tener presente che molti degli operatori sono stranieri e pertanto le ferie servono per ricongiungersi con le loro famiglie; lo stesso problema poi si evidenzia anche nella stesura dei turni di lavoro con cadenza settimanale e con diffusione degli stessi all’ultimo momento. Ciò naturalmente crea non pochi problemi di organizzazione alle persone che non possono in questo modo programmare la propria vita famigliare, tenuta in ostaggio da quella lavorativa.
RITARDI NEGLI STIPENDI
Oramai è noto a tutti il problema dei ritardi nel pagamento degli stipendi. Più volte anzi senza esagerare potremmo dire con cadenza mensile, ci ritroviamo a discutere con l’azienda per il pagamento dello stipendio. Il contratto nazionale cooperative sociali, prevede come termine ultimo per il pagamento il giorno 20 del mese successivo a quello lavorato. L’informazione è chiara e non vi sono diverse interpretazioni possibili. Eppure sembra che a Connecting people sia concesso anche questo. Ogni mese ci ritroviamo a segnalare alla Prefettura, che rappresenta il committente, la mancanza dell’azienda. Più volte è stato chiesto alla Prefettura di intervenire affinché venga rispettata la scadenza, purtroppo con scarso successo. Ad oggi di fatto, gli stipendi vengono pagati intorno alla fine del mese.
Siamo consapevoli della situazione di crisi che non ha di certo escluso la nostra regione e provincia. Molte aziende hanno difficoltà nei pagamenti, anche con stipendi arretrati di mesi, ma ricordiamo che l’appalto Cie e Cara è un appalto pubblico e che queste difficoltà l’azienda le ha manifestate comunque già a pochi mesi dall’aggiudicazione nel 2008. Evidentemente hanno la sfera di cristallo e hanno previsto la crisi un hanno prima.
Come organizzazioni sindacali riteniamo che le aziende non possano e non debbano scaricare il rischio d’impresa sui dipendenti, che già rappresentano l’anello debole della catena. Il continuo ritardo protratto oramai da un tempo inaccettabile sta creando alle persone impiegate a Gradisca non pochi problemi. L’azienda ci dice che è lo Stato che non rispetta per primo le regole pagando con molto ritardo, la Prefettura dice che i dipendenti non si devono lamentare perché prima o poi vengono pagati, noi diciamo che alle banche questo non basta. Come dappertutto, anche al Cie e Cara di Gradisca ci sono persone che hanno una famiglia, con le loro esigenze e con tutti i diritti di venir remunerati puntualmente per il lavoro svolto.
È vero che così come anche più volte segnalato dalle organizzazioni sindacali a livello nazionale, i tempi di pagamento da parte dello stato committente, per gli appalti, sono un problema reale. Ma è altrettanto vero che a volte le ditte che partecipano alle gare di appalti “statali” talvolta con offerte economiche difficilmente sostenibili, sono a conoscenza fin dall’inizio dell’esistenza di questa problematica, ma non se ne preoccupano perché sanno anche di poter scaricare il problema sui lavoratori. Ricordiamo che uno dei requisiti per partecipare a questo genere di gare è dimostrare la solidità economica dell’azienda.
Visto il protrarsi della situazione e in seguito anche a quanto emerso nell’ultima assemblea fatta con i dipendenti; considerato che più volte abbiamo dato un segnale di apertura all’azienda chiedendo, se pur non il 20 di indicarci un giorno certo per il pagamento. Non avendo avuto riscontro se non, e qui citiamole parole della stessa azienda ….. “ci sono dei tempi burocratici e di procedura per cui riusciremo a fare il bonifico fra una settimana circa”…questa è la frase di rito mensile….crediamo, come organizzazioni sindacali che sia il caso di attivare la procedura perla richiesta di pagamento diretto del Committente, che ricordiamo ha un vincolo di responsabilità in solido con l’appaltatore. Chiederemo quindi alla Prefettura di applicare la normativa vigente e pagare direttamente gli stipendiai lavoratori
SICUREZZA
Abbiamo voluto lasciare per ultimo il problema della sicurezza in quanto crediamo meriti un’attenzione particolare. Sicurezza, che in questi giorni è stata più volte portata alla ribalta grazie ad articoli di stampa che denunciavano gravi episodi di aggressione ad operatori da parte di ospiti del Cie, ma che non si limita a questi eclatanti eventi.
È noto a tutti il caso di qualche tempo fa relativamente alla presenza nel centro della scabbia. Vista la particolarità della struttura, questo è solo uno dei casi che possono accadere. La sicurezza dei lavoratori riguarda soprattutto la quotidianità dell’attività. Ci viene detto che per normativa agli ospiti sia del Cie che del Cara è proibito il contatto con i dipendenti. La normativa in questo caso non considera che abbiamo a che fare con persone.
Per quanto riguarda il Cara, le persone che lì vivono provengono da situazioni a dir poco difficili sia da un punto di vista sanitario che sociale; ci sono famiglie con bambini ed è del tutto normale che dopo tutto il tempo trascorso si instauri un rapporto non personale, ma umano. Non dimentichiamo che tra il personale molti sono gli addetti all’accoglienza, i mediatori culturali e nelle loro mansioni, prioritariamente, è proprio previsto l’instaurare dei contatti con gli ospiti, aiutarli nell’integrazione, occuparsi di attività ludiche ecc.
Riteniamo che proprio considerando la particolarità di queste strutture, dovrebbe esserci una specifica attenzione nel garantire quelli che sono gli standard necessari previsti dalla normativa sulla salute e la sicurezza nei posti di lavoro, a partire dalla presenza di spogliatoi adeguati per il personale che deve essere in grado di poter fare una doccia e tenere i propri effetti personali in un armadietto chiuso a chiave; passando per un servizio di lavanderia per gli abiti di servizio che sia funzionante e adeguato alle esigenze dei lavoratori; per arrivare fino alla valutazione dello stress lavoro-correlato per chi opera in questi luoghi di lavoro.
Per quanto riguarda il Cie, la situazione è ancor più particolare. La normativa infatti non ferma le continue aggressioni che i dipendenti subiscono. L’ultima la scorsa settimana, non è finita nel peggiore dei modi solo per il tempestivo intervento delle forze dell’ordine, ma non possiamo andare avanti sperando che vada sempre bene.
Questa è una panoramica delle questioni più importanti rispetto alla situazione lavorativa nelle due strutture. Il nostro obiettivo è quello di riuscire ad avere delle informazioni chiare e puntuali sull’andamento del rinnovo dell’appalto. Non bisogna dimenticare che un appalto non è solo una fredda formalità burocratica, ma si traduce in ore e condizioni di lavoro per le persone che quotidianamente prestano la loro opera affinché il servizio venga reso nel migliore dei modi. Abbiamo sollecitato la Prefettura ad un incontro per chiarire almeno parte delle problematiche che abbiamo condiviso qui oggi, ma non abbiamo avuto risposta.
Il consorzio Connecting People, che, così come si può leggere sul suo sito mette al centro della sua attività l’integrazione delle persone straniere ospiti dei centri che gestisce, dovrebbe rendersi conto che le condizioni di mancanza di un’organizzazione certa e funzionale dell’attività quotidiana, dei turni fatti a singhiozzo, degli stipendi sempre in ritardo, della mancanza di spazi adeguati per l’igiene, delle forniture di materiali con il contagocce per gli ospiti, sicuramente giocano un ruolo negativo in quella che è la loro mission.
Chiediamo quindi:
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che la cooperativa che gestisce l’appalto lo faccia, come si era impegnata nell’accettare il capitolato, pagando le persone che vi lavorano e mettendole in condizione di lavorare bene, fornisca tutto quanto previsto come materiali ed altro oppure, se le proroghe troppo brevi non lo consentono rinunci all’incarico
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che la Prefettura segua le norme che esistono nella nostra Repubblica: quindi faccia proroghe, se deve farle, con tempi che consentano la gestione dei centri e verifichi le condizioni degli ospiti dei centri e dei lavoratori che vi operano intervenendo, laddove necessario, anche sostituendosi alla cooperativa qualora inadempiente.