Comparto Unico, in 13.000 senza protocollo anti-Covid. Sos dei sindacati
Ancora
al palo il confronto tra sindacati, Regione e Anci per la definizione
di un protocollo sul contrasto al Covid-19 nel comparto pubblico del
Friuli Venezia Giulia. «Tre settimane dopo la nostra richiesta di
avviare la discussione sul protocollo, inviata il 17 aprile, siamo
ancora in attesa di una convocazione« denunciano Alessandro Crizman
(Fp-Cgil), Massimo Bevilacqua (Cisl Fp) e Michele Lampe (Fpl-Uil)».
Un ritardo «doppiamente colpevole», sostengono i sindacati, se si
considera che la nostra Regione ha competenza diretta in materia di
ordinamento delle autonomie locali e che sono quasi 13mila i
lavoratori che attendono regole certe sulla prevenzione e il
contrasto del contagio».
al palo il confronto tra sindacati, Regione e Anci per la definizione
di un protocollo sul contrasto al Covid-19 nel comparto pubblico del
Friuli Venezia Giulia. «Tre settimane dopo la nostra richiesta di
avviare la discussione sul protocollo, inviata il 17 aprile, siamo
ancora in attesa di una convocazione« denunciano Alessandro Crizman
(Fp-Cgil), Massimo Bevilacqua (Cisl Fp) e Michele Lampe (Fpl-Uil)».
Un ritardo «doppiamente colpevole», sostengono i sindacati, se si
considera che la nostra Regione ha competenza diretta in materia di
ordinamento delle autonomie locali e che sono quasi 13mila i
lavoratori che attendono regole certe sulla prevenzione e il
contrasto del contagio».
A
confermare il ritardo di regione e sindaci i tanti protocolli in
materia già siglati a livello sia nazionale (diversi ministeri, le
Agenzie fiscali, l’Aci) che regionale (Emilia-Romagna, Umbria,
Veneto): «In Friuli Venezia Giulia invece – denunciano i sindacati
– non siamo neppure al punto di partenza: l’Anci e la Regione si
sono limitati a risponderci, dieci giorni dopo la nostra lettera il
presidente Favot e tredici l’assessore Roberti».
confermare il ritardo di regione e sindaci i tanti protocolli in
materia già siglati a livello sia nazionale (diversi ministeri, le
Agenzie fiscali, l’Aci) che regionale (Emilia-Romagna, Umbria,
Veneto): «In Friuli Venezia Giulia invece – denunciano i sindacati
– non siamo neppure al punto di partenza: l’Anci e la Regione si
sono limitati a risponderci, dieci giorni dopo la nostra lettera il
presidente Favot e tredici l’assessore Roberti».
Distanze
di sicurezza, controllo delle temperature ed eventuale effettuazione
di test, disponibilità e utilizzo dei Dpi, accesso allo smart
working (che attualmente riguarda due regionali su tre, mentre è
largamente sottoutilizzato nei comuni), gestione degli accessi, degli
spazi comuni e dei servizi aperti al pubblico, regole
sull’igienizzazione e sulla sanificazione. Questi i principali temi
sui quali i sindacati sollecitano la definizione di regole e
protocolli chiari, «a tutela dei lavoratori, delle loro famiglie,
dei cittadini utenti e di tutta la cittadinanza». L’andamento
decrescente dell’epidemia, infatti, non esclude purtroppo il
rischio di una ripresa dei contagi «e le misure di prevenzione nei
luoghi di lavoro sono uno dei fattori strategici per proseguire
nell’andamento virtuoso che si registra attualmente in particolare
in Fvg».
di sicurezza, controllo delle temperature ed eventuale effettuazione
di test, disponibilità e utilizzo dei Dpi, accesso allo smart
working (che attualmente riguarda due regionali su tre, mentre è
largamente sottoutilizzato nei comuni), gestione degli accessi, degli
spazi comuni e dei servizi aperti al pubblico, regole
sull’igienizzazione e sulla sanificazione. Questi i principali temi
sui quali i sindacati sollecitano la definizione di regole e
protocolli chiari, «a tutela dei lavoratori, delle loro famiglie,
dei cittadini utenti e di tutta la cittadinanza». L’andamento
decrescente dell’epidemia, infatti, non esclude purtroppo il
rischio di una ripresa dei contagi «e le misure di prevenzione nei
luoghi di lavoro sono uno dei fattori strategici per proseguire
nell’andamento virtuoso che si registra attualmente in particolare
in Fvg».
«Non si comprende del resto – rimarcano i sindacati – perché
quell’attenzione alla prevenzione e alla sicurezza che caratterizza
i comparti privati, dove sono stati siglati importanti protocolli
nazionali e regionali, non valga anche per quel comparto unico che,
con i suoi 13mila dipendenti le migliaia di addetti dell’indotto
(si pensi agli appalti) è di fatto il secondo datore di lavoro più
grande della nostra regione, preceduto soltanto dal comparto
sanitario. Se dopo l’ultimo estenuante rinnovo contrattuale del
comparto abbiamo fatto il callo ai ritardi di Regione e Anci –
concludono i sindacati – è del tutti inaccettabile che si
tergiversi e si perda tempo anche su un tema che riguarda la salute e
la sicurezza di lavoratori e cittadini».
quell’attenzione alla prevenzione e alla sicurezza che caratterizza
i comparti privati, dove sono stati siglati importanti protocolli
nazionali e regionali, non valga anche per quel comparto unico che,
con i suoi 13mila dipendenti le migliaia di addetti dell’indotto
(si pensi agli appalti) è di fatto il secondo datore di lavoro più
grande della nostra regione, preceduto soltanto dal comparto
sanitario. Se dopo l’ultimo estenuante rinnovo contrattuale del
comparto abbiamo fatto il callo ai ritardi di Regione e Anci –
concludono i sindacati – è del tutti inaccettabile che si
tergiversi e si perda tempo anche su un tema che riguarda la salute e
la sicurezza di lavoratori e cittadini».