«Deroghe sulle assunzioni sanitarie, una scelta discutibile»
Una misura discutibile, sebbene sia prevista e consentita dalla normativa nazionale. La segretaria regionale della Funzione pubblica Cgil Orietta Olivo commenta così la recente delibera 134, con cui la Giunta regionale consente alle strutture sanitarie nelle condizioni di poter riassumere temporaneamente personale sanitario in possesso di un titolo di studio non riconosciuto dal Ministero della Salute
Dietro alle critiche della Fp Cgil ragioni sia di metodo che di merito. «L’Assessore alla salute – dichiara Olivo – si è dimenticato che a rappresentare chi lavora in sanità sono i sindacati, e su questa misura si è confrontato solo con gli ordini professionali. Quanto al metodo, è evidente che siamo di fronte a una misura d’emergenza e che la possibilità di avere maglie più larghe nell’abilitare personale con titoli e abilitazioni conseguiti all’estero è permessa dalla normativa nazionale in vigore da un anno. Proprio per questo, però, appare paradossale che il Friuli Venezia Giulia decida di sfruttare questa opzione dopo un anno e a soli cinquanta giorni del termine previsto dell’emergenza».
Ancora una volta, secondo la Fp-Cgil, la Giunta regionale mostra scarsa capacità di programmazione sulla sanità . «La carenza di personale – commenta ancora Olivo – è un problema che viene da lontano e che i sindacati hanno sempre denunciato alle Giunte che si sono susseguite nel tempo. La politica decide quanto personale serve, quanto rafforzare un servizio oppure un altro e lo fa attraverso la programmazione sanitaria. La difficoltà in cui ci troviamo deriva non soltanto dagli effetti della pandemia, ma anche da una mancata programmazione: non possiamo dimenticare, a questo proposito, che all’inizio della pandemia, a febbraio 2020, la sanità regionale contava 300 addetti in meno rispetto l’anno prima. Né possiamo dimenticare che è l’assessorato che definisce i fabbisogni formativi. E che le Regioni hanno tutti gli strumenti per interloquire con il governo e chiedere norme che permettessero di superare i limiti ormai anacronistici nell’accesso ai corsi universitari. Nulla di questo è stato fatto e adesso si corre ai ripari con scelte che non vanno nella giusta direzione. Quello che rivendichiamo, pertanto, è che si passi da una gestione caratterizzata da una costante rincorsa all’emergenza a una programmazione concertata, frutto anche del confronto con i lavoratori e chi li rappresenta, delle politiche sul personale».