«Emergenza personale in Asufc, da Braganti una grottesca autodenuncia»
«Ci limitiamo a ricordare al direttore generale che il datore di lavoro è lui. Se in Asufc manca personale, come lui stesso candidamente ammette, dovrebbe spiegarne con chiarezza le ragioni ai lavoratori e ai cittadini». La Cgil esprime così – in una nota firmata da Natalino Giacomini, segretario generale della Camera del lavoro di Udine, e dal responsabile provinciale Funzione pubblica Cgil Andrea Traunero – il proprio sconcerto per le dichiarazioni del direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria del Friuli centrale Massimo Braganti, che ha detto di condividere le regioni del presidio organizzato domenica per denunciare la cronica carenza di personale nei presidi ospedalieri e territoriali.
«È da ben prima dell’inizio di questa emergenza – sostengono Giacomini e Traunero – che la Cgil punta il dito sull’emergenza organici in sanità , e non solo in Asufc. Troviamo sconcertante che il direttore generale, dopo mesi di mancate risposte a specifiche richieste in materia, aderisca a una manifestazione organizzate per chiedere assunzioni. Tutti sapevano che con l’autunno e l’inverno si sarebbe andati incontro a una seconda ondata, così come si sapeva che esisteva un pesante ritardo nelle liste di attesa su visite, esami e interventi non inerenti al Covid. D’estate, però, né le Aziende sanitarie né la Regione hanno fatto nulla per fronteggiare un’emergenza che era annunciata, tanto negli ospedali quanto nelle case di riposo. Le colpe sono da ricercare più in alto? Braganti lo dica con chiarezza, togliendosi così dalla grottesca posizione di chi protesta contro se stesso».
La dura replica della Cgil nasce anche dall’assenza di numeri dettagliati sui fabbisogni di organico e sull’andamento dei bandi. «Dire che sono state deliberate 934 assunzioni complessive e che solo la metà è stata coperta – denunciano ancora i due rappresentanti della Cgil – non è una risposta. Il direttore generale non dice qual è il dettaglio delle figure cercate, distinguendo tra medici, infermieri, Oss e personale ausiliario, che tipo di contratti sono stati proposti e per quale durate, quali sono i tempi dei diversi bandi. L’unico dato certo, a quanto ci risulta, è che tra pensionamenti e nuove entrate siamo sostanzialmente fermi ai livelli di inizio anno e che le varie misure di riorganizzazione di personale tra diversi reparti o tra diverse strutture, invece di seguire un piano tracciato in anticipo, sono state soltanto un’affannosa rincorsa ai tempi dettati dalla curva dei contagi. Curva che ancora non è dato sapere se sia o meno in discesa: fattore non secondario, visti i livelli di intasamento dei reparti e la inquietante prospettiva di una terza ondata».