La Fp-Cgil: nella sanità regionale buco di 1.300 addetti
A Trieste i dati sono in crescita: al 31 luglio di quest’anno ci sono 44 lavoratori in più nell’Ass 1 e 40 in più nell’Azienda ospedaliera rispetto all’organico di fine dicembre 2007. Anche nella Ass 2 Isontina il saldo è positivo: +21. Ma nella Bassa friulana, nel Medio Friuli e nel Friuli Occidentale si va sotto zero. E il totale nelle 11 aziende del Servizio sanitario regionale (+142) è, denuncia la Cgil, «insoddisfacente, perché molto sotto le 400 assunzioni annunciate dalla Regione per il 2008». Il «buco» è aggiornato: secondo il sindacato mancano 1200-1300 operatori sanitari in regione, di cui almeno 800 sono infermieri «in base alle rilevazioni Ocse e alla programmazione dei bisogni fatta dalle aziende negli ultimi anni».
Secondo la Cgil «si procede a passo di lumaca». «Se per caso ci fosse un’accelerata in questi due mesi – rileva Alessandro Baldassi, segretario regionale della Cgil-Fp –, non riusciremmo comunque né a rispettare il programma annuale di incremento di personale di circa 400 unità né soprattutto a rimediare al vuoto clamoroso di ben oltre un migliaio di persone rispetto a quello che servirebbe al sistema». La carenza di personale nel Ssr, sottolinea il sindacalista, «è diventata ormai cronica». Il cambio di giunta «non ha mutato le cose». E la conseguenza è pratica: «Se gli organici non crescono e se chi continua comunque a dare il massimo è spremuto come un limone e salta riposi e ferie, non migliorano i servizi ai cittadini», dice Baldassi. E prosegue: «Le liste di attesa si allungano; il Friuli Venezia Giulia è al vertice delle statistiche degli infortuni sul lavoro; l’assistenza domiciliare agli anziani non decolla e gli standard di assistenza di tante case di riposo sono assolutamente non adeguati ai bisogni».
Il rapporto con il nuovo assessore? «Anche quello non decolla – rileva il sindacalista della Cgil –. Kosic, appena insediato, aveva riconosciuto, ed era stato apprezzato per questo unitariamente, l’esigenza di aumentare personale e prestazioni. Un primo, sia pur insufficiente segnale, era stato dato con le variazioni di bilancio. Ma ora, quando è giunto il momento della svolta, ci ritroviamo con una proposta che non ci soddisfa per niente. Una doccia fredda su servizi e personale». Baldassi si riferisce all’incremento di 61 milioni previsto nella prossima Finanziaria (la Sanità si vede assegnare 2,2 miliardi) rispetto alle risorse assegnate un anno fa.
Troppo poco, ha rilevato il sindacato in settimana. «Di fronte a una crescita dei costi stimata attorno al 7% – ribadisce la Cgil –, si aumentano i fondi di meno della metà: solo del 3%. La giunta dunque, invece di fermarsi riempiendo di benzina i serbatoi delle Aziende, fa mancare risorse al sistema». Che succederà? Il quadro, insiste Baldassi, è a tinte fosche: «Ci rimetteranno i cittadini. Le direzioni generali, di fronte all’ennesimo sottofinanziamento, comprimeranno la spesa per il personale rinunciando ad assumere e così si abbasserà il livello quantitativo e qualitativo delle prestazioni».
Possibilità di rimediare? «Il confronto con la Regione è appena iniziato, si può ancora cambiare rotta. Se davvero, come ha annunciato l’assessore alla stampa, negli atti di programmazione si aggiungeranno al +3% altri 30 milioni per coprire i costi dei contratti nazionali sarà una buona notizia. Ma non basterà. Che fare? Lavoriamo per un esito positivo della trattativa».
Marco Ballico