Professioni sanitarie, come fermare la deriva
«Non abbiamo né gli strumenti né l’intenzione di mettere in discussione i numeri forniti dall’assessore. Anche perché, per una volta, concordiamo con le sue conclusioni, ovvero sulla presa d’atto del pesante deficit di personale con cui devono fare i conti ospedali e servizi territoriali di questa regione. È da lì che si deve ripartire, con un mix di interventi coordinati tra Stato e Regioni e anche attraverso quell’apertura al confronto con il sindacato che troppo spesso è mancata». Orietta Olivo, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil del Friuli Venezia Giulia, commenta così quanto dichiarato questa mattina in Consiglio regionale dall’assessore Riccardi ai rappresentanti degli Ordini professionali. «Purtroppo – aggiunge Olivo – c’è da fare i conti con un deficit grave anche in prospettiva, perché la pandemia ha contribuito a rendere ancora meno attrattive le professioni sanitarie, avendo messo a nudo gli effetti della loro scarsa valorizzazione dal punto di vista economico e del riconoscimento delle professionalità . È questo – prosegue la segretaria della Fp Cgil – uno dei grandi nodi da sciogliere e a confermarlo, secondo quanto riportano gli atenei, c’è anche l’assenza di segnali di inversione di tendenza nell’andamento delle iscrizioni alla facoltà sanitarie. Concentrare risorse sulla sanità pubblica a tutti i livelli, ivi compresa una politica lungimirante di investimento sulle professioni sanitarie, è l’unica ricetta che possiamo mettere in campo per fermare questa deriva».