(dal Piccolo, Regione – di Marco Ballico) Lo ha già fatto in passato e si ripete, con lo stesso “disco”, a inizio 2011.
La Cgil Fp legge il dato trimestrale del personale sanitario in Friuli Venezia Giulia e sbotta: «Altro che anno di stabilità, abbiamo già perso 57 persone». Nel mirino, al solito, c’è Vladimir Kosic: «Tra lui e i numeri non c’è feeling». L’assessore alla Salute, ricorda il segretario Alessandro Baldassi, «solo pochi giorni aveva dichiarato che il 2011 sarebbe stato un anno di assestamento della sanità regionale e che, dopo i quasi 500 dipendenti in meno del 2010, non si sarebbero perse altre unità». I numeri, forniti in via ufficiale dalla direzione centrale, dicono però l’esatto contrario, prosegue Baldassi. Nel solo gennaio il Servizio sanitario ha perso 89 operatori. A febbraio e marzo si registra una lieve ripresa ma il trimestre registra comune «un meno 57». «Con un simile trend, il 2011 finirebbe con un saldo negativo tra ingressi e uscite pari a 250 unità. E quindi, anziché recuperare rispetto al 2010, ecco un’altra secca perdita ad accumulare, nel biennio 2010-2011, quasi 800 operatori in meno nelle corsie degli ospedali e nei servizi territoriali».
Insomma, dati alla mano, Baldassi parla di «effetto zero» a proposito dello sblocco delle assunzioni «annunciato in pompa magna dall’assessore». «Restano infatti varie limitazioni – osserva l’esponente sindacale – e soprattutto la madre di tutte le limitazioni: il sottofinanziamento delle Aziende operato dalla Regione a fronte della lievitazione dei costi. Meno risorse alle strutture sanitarie producono però un doppio effetto: meno personale e, quindi, meno servizi. È in atto una vera mutazione genetica guidata dalla coppia Tondo-Kosic della sanità regionale che rischia di perdere le caratteristiche di qualità che l’hanno collocata ai primi posti in Italia». Non basta. Baldassi denuncia anche «la disattivazione, con un clic comandato dalla sede regionale di Trieste, di vari punti di contatto con i cittadini e i loro bisogni.
La Regione ha spento non solo una serie di competenze dei sindaci, ma persino capacità di decisione dei direttori generali. Ed è recente la ripresa di una impostazione, culturalmente vecchissima e superata dalla legislazione nazionale e regionale, che punta a spegnere la valorizzazione delle professioni e, con essa, i progressi ottenuti in campo sanitario e assistenziale. Questa mutazione, figlia assolutamente legittima delle scelte della giunta – conclude il segretario della Cgil -, svilisce il servizio pubblico a disposizione dei cittadini e aumenta le disuguaglianze tra i ceti abbienti da una parte, pensionati e lavoratori dall’altra.
La Cgil , non da sola, metterà in campo tutte le iniziative possibili per fermare questa deriva».