Sanità , togliere il vincolo di esclusività non risolverà i problemi
Il decreto bollette rimuove il vincolo d’esclusività per tutte le professioni nell’ambito della sanità pubblica. Il vincolo, come noto, non vale per i medici, che attraverso l’intramoenia possono da molti anni svolgere la loro attività privata addirittura nella stessa struttura dove sono assunti: questa era sicuramente una stortura da correggere, ma non certo seguendo la strada scelta dal Governo. Pensiamo davvero di risolvere la carenza infermieristica facendo lavorare di più gli infermieri in servizio nel sistema pubblico, già ampiamente sotto organico e in quanto tali spremuti come limoni? Davvero si fatica a comprendere la soddisfazione con cui gli ordini professionali hanno accolto la notizia, e ancor più quella di alcuni sindacati, il cui ruolo è quello di tutelare i lavoratori e lavoratrici. Si pensa davvero che far lavorare di più chi è già al limite, o meglio oltre il limite, sia la soluzione all’emergenza organici? Si pensa davvero che questa possa essere un’opzione, per professionisti che operano costantemente sotto stress, con migliaia di giorni di ferie dell’anno precedente ancora da fruire, centinaia di migliaia di ore di straordinario da recuperare, migliaia di cambi turno e di richiami al lavoro nelle giornate che dovrebbero essere di riposo?
Tutti lavoriamo per uno stipendio e tutti vorremmo guadagnare di più, soprattutto quando l’inflazione viaggia a due cifre e i nostri salari si rivelano ogni giorno più poveri. Ma quanti, e per quanto tempo, accetteranno di aggiungere una seconda attività a un lavoro già massacrante? Per quanto tempo reggeranno? E chi vigilerà per garantire, a tutela dei lavoratori e degli utenti, che il servizio prestato sia fatto da un professionista che ha riposato le undici ore di legge fra un turno e l’altro?
Altre sono le strade da percorrere. Programmare meglio la formazione, rendere più attrattivo il lavoro in sanità anche attraverso adeguati incentivi e riconoscimenti economici, garantire una giusta remunerazione a chi opera in regime di esclusiva, riconoscere il lavoro nella sanità come una mansione usurante ai fini dei riconoscimenti previdenziali, riconoscere un surplus di copertura contributiva a chi ha prestato servizio durante il Covid, tutelare maggiormente la salute e sicurezza di questi operatori. Se si andrà in questa direzione, l’esodo dalla sanità pubblica si fermerà e si potrà finalmente spingere sulla leva delle assunzioni, che rappresentano l’unica vera soluzione all’emergenza personale. Queste le proposte della Fp Cgil per fare lavorare più persone nella sanità pubblica, farle operare al meglio e garantire maggiormente gli utenti. Il resto, a partire dalla cancellazione del vincolo di esclusività , non è una conquista per i professionisti, non è la risposta al problema dei lavoratori e degli utenti, ma soltanto propaganda.
Orietta Olivo, segretaria generale Fp Cgil Friuli Venezia Giulia