Udine, doppio presidio per il comparto unico
Prosegue la mobilitazione di Fp-Cgil, Csa, Cisal, Ugl, Uil-Fpl per il rinnovo del contratto 2008-2009 del Comparto unico. Dopo il corteo di venerdì a Monfalcone, una nuova manifestazione si è tenuta questa mattina a Udine, (le foto) prima davanti al Comune e successivamente sotto la sede dell’Anci, in piazza XX Settembre. «È da trenta lunghissimi mesi – denunciano Alessandro Baldassi e Roberto Boezio, della Fp-Cgil – che le paghe dei 16mila dipendenti degli enti locali del Fvg sono ferme, a causa del mancato rinnovo del biennio 2008-2009. Un caso unico in Italia tra tutti i contratti pubblici e privati. Bloccato il contratto, ma non i prezzi né le indennità dei consiglieri regionali , che si sono di recente aumentati i rimborsi mensa e le indennità di viaggio».
Solidale con i 400 dipendenti di Comune e Provincia scesi in piazza il sindaco di Udine Furio Honsell: «Non esistono ragioni – ha dichiarato intervenendo al presidio – per non chiudere la trattativa. Il contratto deve essere firmato subito, definendo una volta per tutte qual è la massa salariale sulla quale vanno calcolati gli aumenti». Anche sull’altra questione aperta, relativa agli incrementi sugli addetti alla vigilanza, Honsell ha condiviso le ragioni dei sindacati: «Le risorse per chiudere la questione non devono essere sottratte agli incrementi contrattuali, ma devono essere recuperate sul bilancio della Regione e dei Comuni».
Dopo l’incontro con Honsell, i lavoratori si sono spostati verso la sede dell’Anci regionale, dove una delegazione sindacale ha incontrato il direttore generale Nevio Puntin. «Anche in questa sede – dichiarano Baldassi e Boezio – abbiamo espresso tutto lo sconcerto dei lavoratori per l’atteggiamento della Regione e delle associazioni di rappresentanza di Comuni e Province, che continuano e negare testardamente il contratto ai propri dipendenti. Una scelta sbagliata non soltanto perché si fa cassa sulle spalle di chi lavora a 1200-1300 euro al mese, ma anche perché così si rischia di far fallire il decentramento e l’associazionismo dei comuni, che si fondano sulla specialità del contratto unico.