Udine, si aggravano le carenze di organico all’Asufc
Come Fp Cgil Udine abbiamo sempre espresso un forte scetticismo su una prassi basata sul continuo susseguirsi di aperture e chiusure di reparti e servizi, con l’unica costante della carenza di personale.
L’ultimo incontro (24 agosto) tra la direzione di Asufc e i sindacati, convocato per illustrare le misure organizzative già adottate in relazione all’andamento della curva pandemica ha ulteriormente rafforzato le nostre perplessità , aggravate dalla sensazione di avere spesso a che fare, con l’avvicinarsi delle elezioni, con provvedimenti, o annunci, più di forma che di sostanza. Temiamo che andrà così anche per le fantomatiche 500 assunzioni garantite dalla direzione, sbandierate ai media e messe nero su bianco anche nel verbale dell’incontro del 5 maggio scorso in Prefettura.
Mentre l’Azienda, come dichiara, è impegnata a «studiare e intraprendere un percorso di analisi degli standard assistenziali», il personale continua a lavorare sotto stress e con carichi di lavoro che qualsiasi analisi dimostrerebbe insostenibili. Non sapendo come procede il rilevamento degli standard, ci limitiamo a sintetizzare la situazione percepibile a occhio nudo: i posti scoperti sono centinaia, a causa di mancato turn-over dei pensionamenti, dimissioni volontari, sospensioni legate a contagi o altre cause. Fatti che parlano da soli, come gli accorpamenti e la revisione della declaratoria di alcune strutture operative: vedi Latisana, con l’accorpamento tra Rs e hospice, vedi Cividale, con l’ampliamento di posti letto verso le cure intermedie, e vedi la situazione inaccettabile dei posti di letto “bis” nelle mediche di Udine. Più che perseguire il famoso potenziamento, tanto sbandierato nell’ultimo periodo, si punta piuttosto a unire capra e cavoli per recuperare risorse umane. La realtà è che servizi territoriali come l’assistenza domiciliare, la salute mentale, le dipendenze, le Rsa, sulla carta aperte e funzionanti a pieno regime, a causa della carenza di organico sono costretti a ridurre i servizi alla popolazione.
Non riusciamo ancora a comprendere a che punto sia l’assetto organizzativo di Asufc nelle sue articolazioni. Né comprendiamo come si possa portare avanti la più vasta Azienda sanitaria della regione, con oltre 5mila chilometri quadrati di territorio da coprire, senza l’avvio delle trattative decentrate sui fondi e sulle risorse aggiuntive del personale per il 2022, in merito alla cui destinazione i lavoratori non hanno alcuna certezza, nonostante si sia arrivati a settembre. A ciò si aggiungono l’inaccettabile dilatazione dei tempi per l’erogazione degli incentivi previsti per l’abbattimento delle liste di attesa e l’assenza di piani di assunzione a supporto di tale obiettivo. L’auspicio è che l’attuale deragliamento di Asufc possa diventare, nei prossimi mesi, solo un brutto ricordo , sorpassato da un’agenda di lavoro in cui le priorità siano assunzioni, valorizzazione costante della professionalità e attuazione di un sistema organizzativo aziendale unico per tutta la provincia. In caso contrario metteremo in campo ogni iniziativa, anche di mobilitazione, tesa a rivendicare una continuità assistenziale dignitosa alla popolazione e a garantire i diritti di chi lavora nella sanità pubblica.
Funzione pubblica Cgil Udine
Andrea Traunero, Claudio Palma