Sanità Fvg e risorse aggiuntive, quello che l’assessore non dice
«L’unico vero dato politico che otteniamo dalla scelta di cancellare il tavolo regionale sulle Risorse aggiuntive è che l’assessore, semplicemente, vuole tenere fuori dalla porta i sindacati. Ha cercato una strada per escluderci, l’ha trovata e l’ha percorsa. Confermando, se ce ne fosse bisogno, che democrazia e partecipazione non sono tra i punti di forza di questo assessorato». È quanto scrive Orietta Olivo, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil, in una nota in cui fa il punto sulle linee di gestione del Servizio sanitario regionale varate dalla Regione e sulle recenti dichiarazioni dell’assessore Riccardi in merito agli stanziamenti aggiuntivi sul personale.
«L’assessore – spiega ancora Olivo – ci ha convocato il 16 gennaio scorso e ci ha comunicato che i 23 milioni di Risorse aggiuntive regionali, nel 2024, saranno dati direttamente all’aziende, facendo anche una sorta di perequazione fra chi prendeva più Rar e chi ne prendeva meno. Il risultato è che, per il comparto, una grande azienda sanitaria, Asugi, avrà più di un milione di euro in meno e sarà complicato gestire gli innumerevoli richiami in servizio che lì, come in tutte le altre aziende, sono utilizzati per coprire normalmente i turni. Inoltre non dare indicazioni regionali, neanche macro, spostando la contrattazione solo a livello aziendale, creerà potenziali differenziazioni economiche tra il personale delle varie aziende».
Quelle sulle Rar non sono le uniche critiche che la segretaria regionale Fp muove alla gestione Riccardi. Per Olivo, infatti, «è fuorviante affiancare ai 23 milioni delle ex Rar i 27 milioni delle assunzioni, così come ha fatto recentemente l’assessore, perché in questa maniera sembrano soldi aggiuntivi, uno stanziamento straordinario». «In realtà – spiega ancora Olivo – sono soldi che ogni anno si investono per il fabbisogno di assunzioni, che generalmente noi non conosciamo in anticipo e che stavolta fa comodo evidenziare. Ma l’assessore ha anche aggiunto che, se non si troverà il personale da assumere, i soldi potranno essere spesi per l’acquisto di prestazioni aggiuntive di chi già opera nel servizio sanitario regionale o da fuori. Partiamo già sconfitti, perché per mantenere il sistema pubblico servono le assunzioni». Critiche anche sui 57 milioni stanziati a copertura degli aumenti previsti dal nuovo contratto nazionale, «presentati come risorse straordinarie destinate al personale, quando in realtà straordinarie non sono».