Sanità, la fuga da Arcs dei dipendenti del settore appalti
Il personale incaricato della gestione delle procedure di gara ha presentato alla direzione generale Arcs, all’inizio del 2024, formale richiesta di nulla osta alla mobilità e al trasferimento presso altra pubblica amministrazione. Si tratta di 26 lavoratori altamente qualificati, chiamati a gestire gare d’appalto sopra soglia europea per una delle principali centrali di committenza a livello regionale. Non si tratta delle prime richieste di trasferimento da questo importante comparto, in quanto già altri lavoratori con analoghe qualifiche, negli anni passati, sono passati ad altre amministrazioni: è solamente l’ultimo atto, dopo cinque anni di richieste mai prese in considerazione da parte dei vertici della Sanità e della Regione Fvg.
Dal 2019, infatti, questi lavoratori chiedono, così come avviene per i dipendenti di tutte le Aziende sanitarie e degli enti pubblici regionali, di poter accedere agli incentivi tecnici e di risultato previsti per legge dal codice degli appalti, al fine di evitare aggravi di spesa dovuti al ricorso a figure ed incarichi professionali esterni. Da rimarcare che Arcs risulta un’eccezione a livello italiano nella sua scelta di negare gli incentivi per il lavoro svolto da questi dipendenti, al servizio di una centrale che aggrega le procedure di acquisto di diversi enti.
Nel corso degli anni sono stati più volte interpellati in merito l’assessorato al Patrimonio (per il quale Arcs svolge le gare su delega della Centrale unica di committenza Fvg), la Direzione centrale salute, i vertici delle Aziende sanitarie e degli Ircss. Neppure lo spettro di una possibile causa, i cui costi e malumori ricadrebbero nuovamente sulle spalle dei dipendenti, è riuscita a sbloccare la situazione. A rincarare la dose ci pensano Asufc, Asfo e Asugi, che formalmente prevedono il riconoscimento degli incentivi per le gare delegate ad Arcs, ma che si rifiutano di corrisponderli.
Ad onor del vero, l’attuale direzione Arcs dichiara di essersi impegnata in questi anni nel tentativo di far riconoscere ai propri dipendenti quanto già viene riconosciuto nelle altre stazioni appaltanti d’Italia. Dal 2022, infatti, si rincorre un accordo tra le direzioni per sottoscrivere le convenzioni che dovrebbero regolare i rapporti di lavoro e definire le attività di supporto per acquisti centralizzati di beni e servizi tra l’Arcs e le Aziende del servizio sanitario regionale: convenzioni previste per legge, ma che risultano bloccate ed abbandonate in un rimbalzo di competenze e responsabilità tra i poteri dei vari vertici aziendali. Identica situazione sul fronte dei rapporti e dei fondi della Centrale unica di committenza Fvg per le gare svolte da Arcs.
In un periodo storico in cui il mondo degli appalti corre e si rinnova, assumendo sempre più un ruolo centrale nella pubblica amministrazione, la sanità friulana, che da anni ha sviluppato un modello centralizzato per la gestione di beni, servizi e gare d’appalto, si vede a rincorrere gli altri. Non preoccupa infatti, in un’ottica regionale, la prospettiva della sanità di continuare a perdere personale altamente qualificato, figure che per grado di competenze acquisite sul campo, integrità e responsabilità assunte sono tra le più ricercate e difficilmente reperibili in ambito tecnico-amministrativo. L’unica preoccupazione, a discapito dei dipendenti di Arcs, sembra infatti quella di rimarcare la non uniformità di intenti e di vedute tra le varie Direzioni aziendali e i presunti privilegi di alcuni comparti della pubblica amministrazione. Se questo atteggiamento inaccettabile e insostenibile dovesse proseguire, l’avvio dello stato di agitazione e di iniziative di lotta del personale interessato sarà una scelta inevitabile.
Andrea Traunero, Fp Cgil Fvg
Salvatore Montalbano, Cisl Fp Fvg